Contratto di convivenza: a che serve? Come si scrive?

Dopo aver registrato il rapporto di convivenza, i partner possono scegliere di regolare alcuni aspetti del legame di coppia, tra cui i rapporti patrimoniali, attraverso il contratto di convivenza. La relativa disciplina è contenuta nella Legge n. 76 del 2016.

Cosa leggerò in questo articolo?

  • Quando è valido il contratto di convivenza?
  • Quali aspetti della vita di coppia possono essere regolati con questo strumento?
  • Come si scioglie il contratto di convivenza?
  • Cosa dice la legge?

Quando è valido il contratto di convivenza?

E’ valido solo se viene redatto in forma di atto pubblico o di scrittura privata autenticata. Non ha efficacia se viene scritto e firmato su un semplice foglio ma bisogna andare da un notaio oppure da un avvocato. Nel contratto di convivenza, ciascun partner inserisce l’indirizzo al quale desidera ricevere le comunicazioni riguardanti il contratto medesimo.

L’articolo 1, comma 51, della Legge n. 76 del 2016, dice che:

“Il contratto di cui al comma 50, le sue modifiche e la sua risoluzione sono redatti in forma scritta, a pena di nullità, con atto pubblico o scrittura privata con sottoscrizione autenticata da un notaio o da un avvocato che ne attestano la conformità alle norme imperative e all’ordine pubblico”.

Quali aspetti della vita di coppia possono essere regolati con questo strumento?

Non c’è un contenuto standard. Ogni coppia è libera di scegliere quali diritti regolamentare e in che modo. Tuttavia, è importante sapere che il contratto di convivenza non può essere sottoposto a termine o condizione. Ad esempio, i conviventi non possono subordinare l’applicazione dell’accordo alla nascita di un figlio. Se per errore vengono inseriti termini o condizioni, si considerano non apposti (articolo 1, comma 56).

Il contratto può contenere (articolo 1, comma 53):

  • l’indicazione della residenza;
  • le modalità di contribuzione alle necessità della vita in comune, in relazione alle sostanze di ciascuno e alla capacità di lavoro professionale o casalingo;
  • il regime patrimoniale della comunione dei beni. Il regime patrimoniale indicato può essere modificato in qualsiasi momento nel corso della relazione, con le stesse modalità con cui è stato costituito (articolo 1, comma 54).

Come si scioglie il contratto di convivenza?

La libertà di autodeterminazione riconosciuta dalla legge a ogni individuo, permette in qualsiasi momento di risolvere il contratto di convivenza. Per essere valido, anche l’atto di risoluzione deve essere fatto con atto pubblico o scrittura privata con sottoscrizione autenticata. Può essere sciolto nei seguenti casi (articolo 1, comma 59):

  1. accordo delle parti;
  2. recesso unilaterale di un partner;
  3. passaggio dalla convivenza al matrimonio o all’unione civile;
  4. morte di uno dei conviventi.

Cosa dice la legge?

L’articolo 1, comma 60, della Legge n. 76 del 2016, dice che:

“La risoluzione del contratto di convivenza per accordo delle parti o per recesso unilaterale deve essere redatta nelle forme di cui al comma 51. Qualora il contratto di convivenza preveda, a norma del comma 53, lettera c), il regime patrimoniale della comunione dei beni, la sua risoluzione determina lo scioglimento della comunione medesima e si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui alla sezione III del capo VI del titolo VI del libro primo del codice civile. Resta in ogni caso ferma la competenza del notaio per gli atti di trasferimento di diritti reali immobiliari comunque discendenti dal contratto di convivenza“.

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