Shaken baby Syndrome: la sindrome del bambino scosso

La Sindrome del bambino scosso è una delle forme più gravi di maltrattamento fisico del neonato e del lattante. La maggior parte dei casi si verifica nel primo anno di vita, con una maggior frequenza nei primi sei mesi.

SHAKEN BABY SYNDROME: in che consiste il maltrattamento?

Il maltrattamento consiste nell’afferrare il neonato dalla parte superiore del torace o dalla braccia e scuotendolo violentemente e ripetutamente “avanti e indietro”. Il genitore non riesce a gestire il pianto del bambino e lo scuote con forza per farlo smettere. Poiché la muscolatura del collo non è ancora adeguatamente sviluppata, il contenuto della cavità del cranio o encefalo (cervello, cervelletto e midollo allungato) è sottoposto a una rapida accelerazione e decelerazione. Come conseguenze, possono derivare traumi contusivi contro la scatola cranica, lesione dei nervi e rottura dei vasi sanguigni, da cui derivano emorragie subdurali, subaracnoidee e retiniche. Uno scuotimento violento ed energico, seppur di minima durata, può causare al neonato lesioni molto gravi, tra cui emorragie nel cervello e nella retina. Quindi tale forma di maltrattamento può provocare anche la «morte o una disabilità neurologica, intellettuale e fisica del bambino»[1].

Un tipico caso di Shaken Baby Syndrom

Un bambino di quattro mesi, ricoverato nell’unità di terapia intensiva pediatrica dopo che padre aveva chiamato il servizio medico di emergenza. La radiografia al torace aveva rilevato vecchie fratture costali seriali già consolidate. La risonanza magnetica all’encefalo aveva accertato emorragie parenchimali, intraventricolari e subdurali multiple. L’esame del fondo oculare aveva rilevato numerose emorragie retiniche in entrambi gli occhi.

Questo quadro clinico è altamente indicativo di un caso di Sindrome del bambino scosso.

Tuttavia, la sintomatologia di questa tipologia di abuso può essere aspecifica e, di conseguenza, la diagnosi non immediata. Possono esserci, ad esempio, sintomi non univoci come:

  • irritabilità o sonnolenza;
  • vomito e inappetenza;
  • difficoltà di suzione o della deglutizione;
  • ritardo motorio o del linguaggio;
  • disturbi comportamentali;
  • aumento eccessivo della circonferenza cranica;
  • nei casi più gravi, alterazione della coscienza, cecità, convulsioni, paralisi cerebrale, coma, decesso.

In taluni casi, i segni di questa forma di maltrattamento possono essere sospettati anche dopo molti anni rispetto al momento in cui si verifica l’evento maltrattante, in relazione a disturbi comportamentali o a disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).

Perchè il bambino piange

A volte, soprattutto durante i primi mesi di vita, il pianto del bambino può sembrare “inconsolabile”. Ma bisogna prendere in considerazione che l’atto del piangere è l’unico linguaggio di comunicazione di cui il minore dispone. Qualunque sia il motivo di un pianto incessante, non bisogna mai scuoterlo per calmarlo, perché i danni che ne conseguono potrebbero essere gravissimi. Solitamente tali bruschi movimenti, vengono effettuati senza che i genitori siano a conoscenza dei gravi danni che si possono arrecare al bambino.

Pianto inconsolabile? Chiediamo consiglio al pediatra

Per prevenire questa forma di abuso, è bene che i pediatri diano consigli ai genitori su cosa fare e come comportarsi in caso di pianto inconsolabile e su come gestire il proprio stress. «A causa della gravità della Sindrome del bambino scosso e dei suoi effetti traumatici e talvolta fatali, è importante educare i nuovi genitori, infermieri e medici sulla sindrome al fine di prevenire incidenti».[2]

Riferimenti bibiliografici

[1] Syed Maaz Tariq, Syed Ali Haider, Alsa Hussain, Sindrome del bambino scosso: una calamità prevenibile, L’angolo dello studente2018, p. 1.

[2] MahaMian,Janki Shah, Amanda Dalpiaz, Richard Schwamb, Yimei Miao, Kelly Warren, Sardar Khan, Shaken Baby Syndrome: una recensione,Journal Fetal and PediatricPathology, 2015.

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